Dopo la conclusione del mese di maggio, che la Chiesa Cattolica dedica tradizionalmente a Maria, è giunto il momento di trarre alcune conclusioni.
È noto ormai come, dopo la chiusura del Concilio Vaticano Il, la Chiesa Cattolica abbia tentato di tessere un dialogo con le altre fedi religiose. Tuttavia ciò che avrebbe dovuto rimanere soltanto un dialogo dove ognuno mantenga fermamente la propria specificità, si è invece trasformato in un’occasione di tradimento della dottrina cristiana, da parte di quegli alti prelati – insieme a un buon numero di laici – che pure con le parole continuano a dichiararsi cattolici.
Scriveva sant’Agostino, vescovo d’Ippona: «Molti sono parte della Chiesa in modo solo apparente, mentre in realtà vivono contro di essa».
Per convincersi di quanto possano essere vere queste parole, basta osservare ciò che accade oggi: un recente articolo di LifeSiteNews ci fornisce particolari interessanti su quel che avviene all’interno e fuori dalle mura vaticane.
La Madonna che “unisce” cristiani e musulmani
Il Vaticano sta “esagerando” le somiglianze tra la Beata Vergine Maria e la figura di Maria, Madre di Gesù, come appare nel Corano e negli hadith musulmani (tradizioni su Maometto, il fondatore dell’Islam).
Il 18 maggio di quest’anno, papa Francesco ha fatto visita ai detenuti del carcere di Montorio di Verona e, dopo aver donato un’icona della Madonna col Bambino al carcere apparentemente multireligioso, ha affermato tra gli applausi che «la figura di Maria è una figura comune sia al Cristianesimo che all’Islam. È una figura comune; ci unisce tutti».
E se queste affermazioni possono sembrare innocue, sono in linea con i numerosi tentativi del Vaticano di convincere i cattolici che l’Islam è in qualche modo una “fede sorella”, quando, in realtà, l’Islam si appropria dei nomi e dell’aura sacra delle figure bibliche, ma poi le riformula con attributi diversi e anti-biblici.
All’inizio del 2021, ad esempio, l’Accademia Mariana di Roma ha lanciato una serie di webinar di 10 settimane dal titolo “Maria, un modello di fede e di vita per il Cristianesimo e l’Islam” in collaborazione con la Grande Moschea di Roma e il Centro Culturale Islamico d’Italia.
La Madonna modello di “confini aperti”
Basandosi sulla sua convinzione che Maria sia “una donna ebrea, cristiana e musulmana”, il sacerdote cattolico Gian Matteo Roggio, organizzatore dell’iniziativa musulmano-cattolica, ha affermato che spera di usare “la Madonna” come modello di “confini aperti” tra mondi religiosi e multiculturali.
Di queste iniziative da parte del mondo accademico e della gerarchia della Chiesa ne abbiamo già parlato. Un caso emblematico è rappresentato dal tentativo di trasformare la Vergine di Trapani, famosa da tempi molto antichi in tutto il mondo e in particolare venerata fra la gente di mare in tutta Italia, in “modello di transizione” dalla fede cattolica a quella musulmana. Al probabile scopo, o meglio non dichiarato, di traghettare poi i fedeli verso un’unica religione mondiale.
La trasformazione dunque della Madonna in un modello multireligioso e multiculturale, ai fini di cancellare dalla faccia della terra il Cristianesimo e quindi il nome stesso di Gesù Cristo, di cui la Vergine Maria è Madre e portatrice.
Se le mie parole potrebbero sembrare azzardate, basta leggere i caratteri scolpiti nella targa apposta ai piedi della statua bronzea della Madonna di Trapani, che attualmente si trova collocata nei pressi della Capitaneria di Porto della città siciliana.
«O Maria, Regina della Pace, benedici e proteggi tutti i popoli che vivono sulle sponde del Mar Mediterraneo, affinché, pur nelle diversità di culture, di religioni e di etnie, incrementino rapporti di collaborazione e di integrazione per costruire e diffondere fraternità, libertà e promozione di autentici valori umani».
I “valori umani” e non cristiani insieme alla “fraternità” e alla “libertà” ci ricordano molto da vicino il motto della Rivoluzione francese. Libertè, egalitè, fraternitè, il motto di quella che fu la Rivoluzione dietro cui muoveva le fila la massoneria.
Rivoluzione che segnò l’inizio della scristianizzazione dell’Europa.
Se dobbiamo indicare infatti un punto di partenza storico fondamentale, da cui l’Europa ha iniziato a distruggere le proprie radici cristiane, quello è proprio la Rivoluzione francese, con gli innumerevoli spargimenti di sangue che ne conseguirono.
LifeSiteNews, in riferimento alle affermazioni avanzate da padre Gian Matteo Roggio, ci ricorda poi:
L’affermazione che Maria fosse una “donna ebrea, cristiana e musulmana” è vera solo per due terzi: sì, era ebrea per razza e origine; e sì, era cristiana in quanto diede letteralmente alla luce Cristo (da cui ebbe origine la Cristianità); ma sicuramente non era musulmana – un termine e una religione nati 600 anni dopo la vita di Maria sulla terra.
Peggio ancora, lungi dall’essere la Vergine Eterna, come è venerata da 1,5 miliardi di cristiani di tipo cattolico e ortodosso, l’Islam presenta Maria, la Madre di Cristo, come “sposata” con Maometto in paradiso – un’affermazione che sembrerebbe separare piuttosto che costruire “ponti”.
In un hadith ritenuto sufficientemente affidabile da essere incluso nel corpus del celebre Ibn Kathir (1300 – 1373), Maometto dichiarò che “Allah mi sposerà in paradiso con Maria, figlia di Imran”, che i musulmani identificano con la madre di Gesù.
Né si tratta solo di un hadith casuale e oscuro. Il dottor Salem Abdul Galil – ex viceministro delle dotazioni religiose dell’Egitto per la predicazione – ne ha affermato la canonicità nel 2017 durante un programma televisivo in diretta in lingua araba. Galil ha affermato che, tra le altre donne bibliche (la sorella di Mosè e la moglie del faraone), “il nostro profeta Maometto – le preghiere siano su di lui – sarà sposato con Maria in paradiso”.
Se pochi cristiani oggi conoscono questa affermazione islamica, i cristiani medievali che vivevano nelle nazioni occupate dai musulmani ne erano certamente consapevoli. Lì, i musulmani dispettosi la lanciavano regolarmente in faccia ai cristiani cattolici e ortodossi che veneravano Maria come la “Vergine Eterna”.
Così, Eulogio di Cordova, un cristiano indigeno della Spagna occupata dai musulmani, scrisse una volta:
«Non ripeterò il sacrilegio che quel cane impuro [Maometto] osò proferire riguardo alla Beata Vergine, Regina del mondo, Santa Madre del Nostro venerabile Signore e Salvatore. Sosteneva che nell’aldilà l’avrebbe deflorata.»
Come al solito, furono le parole offensive di Eulogio nei confronti di Maometto – e non le parole oscene di quest’ultimo nei confronti di Maria – ad avere conseguenze disastrose: Eulogio, insieme a molti altri cristiani spagnoli fortemente critici nei confronti di Maometto, furono giudicati colpevoli di aver parlato contro l’Islam e torturati e giustiziati pubblicamente nella Cordova dell’“Età dell’Oro”, nell’anno 859 d.C.
Martirio di Sant’Eulogio di Cordova, opera di autore ignoto del XVII conservata nella Cattedrale di Cordova
Tutti questi fatti scomodi, come era da aspettarsi, sono stati tranquillamente sorvolati durante l’“apertura” del Vaticano e della Pontificia Accademia Mariana Internazionale ai musulmani. E se mai tali fatti dovessero essere sollevati, senza dubbio i cristiani si prenderanno in qualche modo la colpa, come quasi sempre accade in ambito accademico.
Ad esempio, dopo aver citato il suddetto lamento di Eulogio contro l’affermazione di Maometto di essere sposato con Maria, John V. Tolan, professore e membro dell’Academia Europaea, lo ha denunciato come una “affermazione oltraggiosa”, frutto della stessa “invenzione” di Eulogio. Poi si è scagliato contro il martire, non contro i suoi assassini o il loro profeta:
«Eulogio fabbrica bugie progettate per scioccare il suo lettore cristiano. In questo modo, anche quegli elementi dell’Islam che assomigliano al cristianesimo (come la riverenza di Gesù e della sua vergine madre) vengono deformati e anneriti, in modo da impedire al cristiano di ammirare qualcosa dell’altro musulmano. L’obiettivo è ispirare odio verso gli “oppressori”…. Eulogio si propone di dimostrare che il musulmano non è un amico ma un potenziale stupratore delle vergini di Cristo.» (Saraceni: l’Islam nell’immaginario medievale europeo, p. 93)
Come già visto, tuttavia, è proprio Maometto (o, per essere più precisi, l’hadith) – non un “polemista cristiano” qualsiasi – che “fabbrica bugie destinate a scioccare”, vale a dire che Maria sarà la sua eterna concubina.
Questo, per inciso, è il problema principale che i sostenitori dell’“Abrahamism” non riescono a riconoscere: l’Islam non tratta i personaggi biblici come fa il Cristianesimo.
I cristiani accettano il testo della Bibbia ebraica, o Antico Testamento, così com’è. Non aggiungono, tolgono o distorcono i resoconti dei Patriarchi su cui fanno affidamento anche gli ebrei.
Al contrario, pur basandosi anche sulle figure dell’Antico e del Nuovo Testamento – per il peso dell’antichità e dell’autorità attribuita ai loro nomi – l’Islam le riformula completamente con attributi diversi che riaffermano la religione di Maometto come l’unica vera e finale “rivelazione”, in contrapposizione al giudaismo e al cristianesimo, i cui resoconti biblici originali su queste figure sono poi visti come “distorti” perché diversi dalle successive revisioni dell’Islam.
Lungi dal creare “punti in comune”, dovrebbe essere chiaro che tale appropriazione crei conflitto. Per analogia, immaginate di avere un nonno a cui siete particolarmente affezionati e all’improvviso uno sconosciuto che non ha mai nemmeno incontrato vostro nonno vi dice: “Ehi, quello è mio nonno!”. Poi – per timore che voi pensiate che questo sconosciuto stia in qualche modo cercando di ingraziarsi – aggiunge: “E tutto quello che pensi che il nonno abbia detto e fatto è sbagliato! Solo io ho la sua vera storia di vita”.
Ciò creerebbe, o meglio brucerebbe, “ponti” tra voi e questo sconosciuto insolente?
L’attacco alla devozione dei fedeli cattolici verso la Madonna
Ma il tentativo di sradicare all’interno della Chiesa Cattolica la devozione alla Madonna come Theotòkos (dal greco Θεοτόκος, Madre di Dio; letteralmente: genitrice di Dio) e Regina, sta diventando ormai sempre più palese per chi abbia compreso fino in fondo quale sia il vero contenuto di stampo massonico sottostante.
Il Vaticano da tempo ha ormai abbracciato un progetto distruttivo – anche se celato -, dove Maria viene privata dei suoi titoli e delle sue prerogative agli occhi dei fedeli, allo scopo di farla apparire una donna come tutte le altre. Una semplice buona credente in Cristo.
Particolare della Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, raffigurante la Vergine Maria col Bambino incoronata dagli Angeli. Il dipinto a tempera è databile al 1483 ed è conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze
Certamente Maria non possiede in sé alcuna divinità. Credere che Maria sia una creatura divina sarebbe una convinzione certamente eretica.
Ma la costante Tradizione della Chiesa non ha mai attribuito alla Madonna simili qualità. Né lo ha mai fatto la fede unanime dei fedeli di tutta la storia della Chiesa e insieme dell’intera Cristianità.
Le visioni di Anna Katharina Emmerick
Mi soffermo su un interessante articolo pubblicato sull’Osservatore Romano, il 3 dicembre 2022, a firma della teologa Cettina Militello.
In esso convergono infatti molte delle posizioni oggi condivise in ambito teologico e accademico. Un pensiero comune che, a conclusione del Concilio Vaticano II, ha imbevuto gradualmente gli alti vertici della Chiesa Cattolica fino a diffondersi tra molti esponenti del clero e penetrando lentamente all’interno delle Facoltà Teologiche e dei Seminari.
La Militello, classe 1945, laureata in filosofia e teologia, docente presso diverse facoltà ecclesiastiche, riveste numerosi ruoli di prestigio: direttore della cattedra Donna e Cristianesimo presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum, direttore dell’Istituto Costanza Scelfo per i problemi dei laici e delle donne nella Chiesa, membro del direttivo della Pontificia Accademia Mariologica Internazionale, presidente della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT), socia ordinaria di diverse associazioni teologiche e collaboratrice di parecchi volumi e riviste.
Il titolo dell’articolo di cui si parla è emblematico: “Maria la Theotokos”.
Per cominciare, le visioni della beata Anna Katharina Emmerick sulla casa di Maria per la Militello non possiederebbero alcuna attendibilità storica. La teologa cita a tal proposito Karl Rahner, gesuita e teologo che partecipò al Concilio Vaticano II:
«Il gesuita e teologo tedesco Karl Rahner è intervenuto negli anni Settanta relativamente a profezie e visioni. Per certo, sincero e in buona fede che sia, il veggente dà corpo alla sua esperienza, rispettando i cliché culturali, la pietà e il sentire del suo tempo. Solo così si giustificherebbero talune affermazioni di Anna Katharina Emmerick, relative a pratiche pie — via crucis, “viatico”, celebrazioni solenni presiedute dall’apostolo Pietro — in uso secoli dopo, non alla morte di Maria avvenuta, secondo la veggente, all’età di 62 anni… E in ogni caso, mai le visioni di chicchessia vengono assunte come prova in ordine ad eventi o ad asserti di fede.»
Ma la beata Emmerick, che ci fornisce particolari incredibilmente dettagliati come nella passione di Cristo, non sembra affatto meritare d’essere definita “chicchessia”. Ancor meno ricordando come proprio Karl Rahner si potrebbe definire come il teologo del nichilismo. Il “compagno” Rahner si colloca all’interno – e ne fu tra i principali artefici – di quella svolta antropologica che ha investito il sapere teologico dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, e che ha tentato di trasformare la mariologia (la riflessione teologica riguardante Maria) in una “mariologia feriale”, una cosiddetta “mariologia in cammino”. Ovvero una mariologia svilita da un indirizzo “umano troppo umano”, che riecheggia in ultima analisi il pensiero del superuomo di Friedrich Nietzsche. Quel pensiero relativista le cui necessarie conclusioni approdano all’annientamento e alla morte di Dio.
Né si possono ignorare fatti puramente storici: sulla base delle affermazioni della Emmerick, messe su carta da Clemens Maria Brentano che ascoltò dalla sua stessa viva voce le visioni, il sacerdote francese don Julien Gouyet, credendo a queste visioni, si recò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta dalla Emmerick. Gouyet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la monaca tedesca.
La validità delle affermazioni della Emmerick fu successivamente confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio – almeno nelle sue fondamenta – risaliva al I secolo d.C.
Maria, la Theotòkos
Nell’ambito del titolo Theotòkos attribuito a Maria durante il concilio di Efeso del 431 d. C., la Militello prende poi le difese dell’eretico Nestorio. Scrive:
«La sera dell’11 ottobre del 431 una folla festante con fiaccole accese accolse i padri che, riuniti in concilio ad Efeso, sia pure con modalità, per la nostra sensibilità, discutibili, avevano condannato il patriarca di Costantinopoli, l’antiocheno Nestorio, reo d’avere contestato l’attribuzione a Maria di Nazareth del titolo di theotokos (colei che genera Dio). Per Nestorio era preferibile chiamarla anthropotokos, ossia genitrice dell’uomo Gesù, non potendo una umana creatura generare Dio. La sua preoccupazione era quella di non farne una dea… Pur di dirimere la controversia, egli aveva anche proposto di dirla Christotokos (colei che genera Cristo). Ma anche questo era apparso insufficiente e inadeguato al fanatico e rissoso Cirillo, patriarca di Alessandria. Egli aveva pilotato il concilio e, con un colpo di mano, in assenza dei legati del patriarca d’Occidente, in ritardo a motivo di una tempesta, aveva ottenuto la scomunica di Nestorio. I legati, finalmente arrivati, ne avevano avallato le decisioni. Oggi si propende a liberare Nestorio dalla cappa in cui lo aveva invischiato Cirillo».
Continua ancora la teologa Militello:
«Il simulacro della dea efesina a tutt’oggi non ha una certa interpretazione. È ricoperto sino alla vita di protuberanze tondeggianti, interpretate sia come seni che come testicoli di toro. Di certo evoca un femminile potente e sensuale.
È dunque in questa città che si sviluppa una particolare devozione a Maria. Probabilmente, quella che si visita e venera come la sua casa, era una chiesa a lei dedicata. Ben presto infatti, divenuto un culto riconosciuto e ammesso dall’impero, il cristianesimo dedicò luoghi di culto anche alla madre del Signore. Spesso i templi dedicati alle antiche dee hanno vissuto quella che in antropologia culturale si chiama “transculturazione”. […]
Chiamare Maria theotokos non la dice nella sua potenza materna, piuttosto ne sancisce il rapporto funzionale al Figlio, del quale, come “nato da donna”, garantisce l’incarnazione […] […].
Che il torrente in piena della devozione [a Maria, n. d. r.] vada poi sino a certe enfatiche derive [il corsivo è mio, n. d. r.] è discorso altro. La fanciulla di Nazareth offre comunque un misericordioso correttivo a una religione che rischia di rimuovere il femminile.
Ci sorregge il Vaticano II, la costituzione Lumen gentium e il suo VIII capitolo, che ha per titolo “La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”. Troviamo in essa una visione equilibrata di Maria, mai dea o creatura a mezzo tra l’umano e il divino, ma sorella nostra nella fatica quotidiana del credere, a noi compagna nella “peregrinazione della fede”, beata perché ha creduto “nell’adempimento delle parole del Signore”».
La Militello, originaria di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani, proviene da una terra che se pur dilaniata dalla mafia, vanta una devozione molto antica nei confronti di Maria. Eppure la teologa siciliana teme che tale antichissima devozione possa degenerare in un’insana deriva: “Che il torrente in piena della devozione [a Maria] vada poi sino a certe enfatiche derive...”
La fede unanime della Chiesa Cattolica sulla Madre di Gesù
Se c’è stata una deriva, cara Cettina, quella è solo della gerarchia della Chiesa Cattolica…
Ed è ormai sotto gli occhi di tutti. Fino ad arrivare negli ultimissimi giorni alle parole pronunciate da Jorge Mario Bergoglio, che usa incredibilmente in pubblico termini come “frociaggine”.
La notizia è rimbalzata in ogni parte del mondo. I giornali di ispirazione cattolica e non, riportano il termine in italiano virgolettato corredato da tanto di traduzione locale. La Chiesa perde sempre più autorevolezza a causa del comportamento totalmente inadeguato (per voler essere benevoli) dei suoi alti prelati.
La fede unanime della Chiesa Cattolica, poi, non ha mai ritenuto la madre di Gesù come “divina o a mezzo tra l’umano e il divino”.
Quel Cirillo di Alessandria (370 circa – 444), di cui si è già parlato, bisogna ricordare anche che è venerato come santo e dottore dalla Chiesa Cattolica. Egli scrive: «Mi meraviglio oltremodo che vi siano alcuni che dubitano che la santa Vergine si debba chiamare Madre di Dio. E invero se nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché mai allora la santa Vergine che l’ha generato non dovrebbe chiamarsi Madre di Dio? I discepoli di Gesù ci hanno tramandato questa fede, quantunque mai adoperino questa formula. In questo senso siamo stati istruiti dai santi Padri» (Cirillo d’Alessandria, Lettera 1, dalla memoria facoltativa della Liturgia delle Ore di Rito Romano, 27 giugno).
Le preoccupazioni di teologi come la Militello sembrano allora del tutto ingiustificate, benché la docente siciliana affermi tuttavia:
«Per Cirillo d’Alessandria solo il termine theotokos garantisce la copresenza di umanità e divinità nell’unica persona del Verbo. Cirillo però cavalca il nervo scoperto di una devozione primitiva e incondizionata, di un’enfasi che già tocca la madre del Signore almeno nell’immaginario popolare».
Quindi anche la Militello è costretta ad ammettere che a Maria fu tributata, sin dai primissimi secoli del cristianesimo, “una devozione primitiva e incondizionata, [di] un’enfasi che già tocca la madre del Signore almeno nell’immaginario popolare”.
E allora, persino chi attacca i titoli attribuiti nei Concili dei primi secoli del cristianesimo a Maria, deve ammettere che la fede unanime della Chiesa abbia a lei attribuito – sin dagli inizi – una devozione tutta speciale.
Né si deve dimenticare come la fede della Chiesa Cattolica abbia attribuito alla Madonna già da tempi molto antichi anche il titolo di Regina.
Maria Regina
Maria è Regina, non solo discepola, fatevene una ragione.
Per capirlo fino in fondo e per capire quanto questa non sia affatto una sterile controversia basata sulla sottigliezza dei termini, basti osservare cosa è accaduto nel Sud del mondo, dove la fede si è consolidata più spesso e più profondamente intorno alla devozione mariana.
In Messico la devozione alla Madonna di Guadalupe ha cementato un intero popolo, alimentandone la fede ed impedendone la disintegrazione etnica. Basta girare per le vie delle città messicane, per capire chi possiede davvero il cuore della gente. Le immagini della Madonna di Guadalupe si trovano ovunque, dai piccoli negozi alle grandi strade.
Né servirono le feroci persecuzioni del governo massonico di Plutarco Calles a sradicare la fede cattolica dei messicani. Piuttosto, il sangue dei numerosi martiri servì a rinvigorire e a far crescere ulteriormente la Chiesa.
Furono ben 40.000 le persone al seguito del corteo funebre di padre Miguel Augustin Pro, che sfidarono apertamente il divieto imposto dalle autorità governative. Altre 20.000 persone attendevano al cimitero, dove padre Pro fu sepolto senza neanche la presenza di un sacerdote. Ma la crudele esecuzione infuse nuova forza alla rivoluzione dei Cristeros e molti di loro portarono con sé la fotografia del beato Pro pubblicata sui giornali.
Padre Miguel Augustin Pro, fu fucilato in un cortile della questura messicana il 23 novembre 1927, senza che avesse avuto luogo alcun processo. Nel cortile erano presenti un plotone di soldati, poliziotti a cavallo, generali, avvocati dello Stato, giornalisti e fotografi. Alcuni ambasciatori erano stati addirittura invitati ad assistere all’evento, come ad una festa. Padre Pro rifiutò la benda sugli occhi e volle tenere un rosario in una mano, rimanendo in piedi con le braccia aperte a forma di croce, di fronte ai suoi esecutori. Morì al grido di “Viva Cristo Rey!, che risuonava come una provocazione per il governo di Calles
Oggi il Messico, dopo centinaia di anni di sottomissione allo stato profondo americano, tenta di liberarsi del suo amaro giogo. Ne è prova il divieto governativo di qualche anno fa alla geoingegneria solare e alle manipolazioni climatiche. Questo significa che i cieli del Messico non saranno più contaminati dai metalli pesanti, come alluminio, bario e stronzio, che invece avvelenano quotidianamente i cieli italiani. Nel silenzio totale delle istituzioni.
Malgrado tutto, qualche Sindaco italiano recentemente si è svegliato e ha chiesto di analizzare il territorio. Dalle analisi dei terreni è emersa la presenza dei metalli sopra, presenti in modo del tutto ingiustificato, dato che i campioni di terreno sono stati prelevati in luoghi incontaminati da possibile inquinamento di altro genere.
Mentre, dall’altro lato dell’Oceano, saranno probabilmente un numero minore i messicani che contrarranno malattie devastanti come l’Alzheimer.
Il Messico ha inoltre recentemente vietato l’ingresso del mais transgenico all’interno del Paese, perché considerato non sicuro per la salute. Il mais, come è noto, costituisce un ingrediente base nella cucina messicana, con le famose tortillas.
E allora? Allora significa che non è stato possibile sopprimere l’identità e la cultura di un popolo, che ha fatto della sua devozione alla Madonna il suo punto di forza. Certo, il Messico continua ad attraversare un periodo molto difficile a causa della pesante ingerenza negli affari interni e della feroce opposizione dello stato profondo americano.
Ne è prova la lunga scia di sangue lasciata da una serie di omicidi (almeno 38 morti durante le elezioni, fra cui un sindaco e un candidato sindaco) che si sono registrati durante le elezioni presidenziali, mentre c’è chi afferma che la nuova presidente del Messico appena eletta sia in odore di massoneria. Sappiamo di certo che la nuova eletta, Claudia Sheinbaum, è di origine ebraico aschenazita da parte di padre e ebraico sefardita da parte di madre.
Anche nella nostra Penisola per molti secoli la Cristianità ha rappresentato l’elemento di coesione di un popolo grande ed eterogeneo, molto diverso da nord a sud.
Papa san Giovanni Paolo II, in una oscura visione dell’ultimo periodo della sua vita, vide orde di islamici invadere l’Europa. Testimone della confessione destinata del pontefice polacco fu mons. Mauro Longhi, del presbiterio della Prelatura dell’Opus Dei, che si trovava spesso a stretto contatto con papa Giovanni Paolo II durante il suo lungo pontificato.
Ma, secondo quanto affermò il pontefice polacco, non si dovrà combatterli tanto con le armi, quanto “con l’integrità della fede”.
Queste le esatte parole del papa, secondo il racconto di mons. Longhi:
«Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità.»
Quella stessa fede che cementò per lunghi secoli anche un altro popolo, quello siciliano, continuamente soggetto per sua posizione geografica alle invasioni islamiche, piratesche e barbaresche. E fu proprio la forte devozione a Maria, la Theotòkos, a salvare i siciliani dalla sicura dissoluzione etnica e religiosa.
Questo forse i nostri bravi teologi contemporanei, seppure siciliani, lo hanno dimenticato.
Lo abbiamo visto a Scicli, con l’enorme devozione del paese alla Madonna delle Milizie, la cui vittoria sui saraceni invasori nel 1091 viene ancora celebrata e ricordata di anno in anno, in perpetua memoria. L’antica tradizione è confermata anche dai Codici Sciclitani. A guardare bene sul capo della Madonna, abbigliata con gli abiti del tempo, spicca la sua corona di Regina. D’altronde anche l’abbigliamento è quello di una donna regale.
Scicli (RG) – La statua della Madonna delle Milizie porta sul suo capo una corona regale sormontata da una croce e in pugno una spada. La statua viene portata in processione il giorno della sua festa, seguita da una rappresentazione teatrale che ricorda la battaglia
Ma in Sicilia, feudo di Maria, come fu definita da papa Pio XII, sono praticamente tutte le numerose statue dedicate alla Madonna il cui capo è ornato da una sontuosa corona. Ovunque la Madonna è venerata come Regina oltre che come Madre di Cristo Dio.
La Madonna di Trapani è ornata sul capo da una pesante corona d’oro intarsiata di gemme preziose, perfettamente uguale, anche se più grande, a quella del Bambino. A significare come Madre e Figlio siano uniti per sempre in modo indissolubile, accomunati dalla regalità.
La prima corona della Madonna, interamente d’argento, fu voluta nel 1428 dalla fervente devozione di una fedele, Anna de Sibilia. Nel suo testamento la de Sibilia ordinò a un argentiere, per la statua della Vergine, la confezione di “una corona d’argento bella e bene lavorata dal peso di circa cinquecento grammi”.
Ma, inutile dirlo, il titolo di Regina attribuito a Maria non può permettere un dialogo con l’Islam. Per l’islamismo Maria è la madre di Gesù, un profeta. Non certo il Figlio del Dio vivente. Non certo l’eterno Verbo di Dio che si è fatto carne per la salvezza del mondo.
E dunque per la religione islamica Maria non può essere certo la Theotòkos. Ma soltanto una donna normale come ogni altra.
E che non si tratti certo di “deriva” – come scrive la Militello – bensì di fede autentica della Chiesa, ce lo indica con chiarezza la Sacra Scrittura. Di sicuro non certo quegli scritti apocrifi che oggi sono divenuti tanto cari ai teologi contemporanei, e citati anche dalla Militello nel corso del suo articolo. Quegli stessi apocrifi che si trovano all’ordine del giorno sulla bocca della falsa controinformazione per mezzo di: esoterismo, gnosticismo, New Age e invasioni dallo spazio ad opera di extraterrestri.
La diffusione di queste correnti, voluta dalla massoneria mondiale, hanno come scopo ultimo la distruzione programmata della fede cattolica, mescolando ad essa elementi estranei di radice pagana e massonica. Non ultimo le invasioni degli extraterrestri, che la cinematografia americana di serie B propinava agli spettatori già a partire dai lontani anni Cinquanta. In quegli stessi anni, molti esperimenti nucleari condotti segretamente dall’esercito americano nelle zone desertiche degli Stati Uniti, furono fatti passare dai media, nei loro avvistamenti, come invasioni UFO.
Ma la donna vestita di sole dell’Apocalisse, con la luna sotto i suoi piedi, porta sul suo capo una corona, simbolo inequivocabile di regalità. Essa è ornata di dodici stelle, che rappresentano le dodici tribù di Israele: a significare come Maria, Regina indiscussa dei Cieli, sia anche Regina della Chiesa.
La donna vestita di sole nel libro dell’Apocalisse
Che poi la donna vestita di sole sia proprio Maria, non v’è dubbio: ella è incinta e grida per le doglie del parto. Il bambino appena nato sta per essere divorato da un drago (il demonio), ma Dio lo porta verso di sé, prima che possa essere divorato. Alla donna invece, Dio prepara un rifugio sulla terra (cfr. Apocalisse 12, 1-6).
Nel cielo avviene un combattimento fra Michele e i suoi angeli contro il drago e i suoi angeli. Michele prevale e «il drago, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Ap 12,10). Ma il drago, «pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo» (Ap 12,13), vuol vendicarsi sulla donna. Così tenta di ucciderla, ma non vi riesce grazie all’intervento di Dio, e allora vomita un fiume d’acqua per travolgerla.
Ma la terra inghiotte il fiume d’acqua dietro alla donna, impedendo che le acque la travolgano. Il drago allora, infuriato perché non può uccidere la donna, si accanisce contro la sua discendenza che è la Chiesa: «quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (cfr. Ap 12,14-18).
Questo è un punto fondamentale: il diavolo sa che Dio protegge la donna e nulla potrà contro di lei. Può solo scagliarsi contro i suoi figli sulla terra. Ma attenzione, perché la donna, che è Madre del bambino condotto verso Dio, combatterà contro il diavolo per salvare i propri figli che sono rimasti sulla terra. E, nel farlo, godrà sempre dell’assistenza di Dio.
Dunque questa donna, diventa invincibile: è solo una donna, non certo una dea, a cui non sono risparmiate nemmeno le sofferenze del parto. Ma sul suo capo splende indiscussa la regalità.
Il diavolo odia mortalmente la donna e continuerà a darle battaglia fino all’ultimo giorno, sapendo tuttavia di non poterla vincere. La Sacra Scrittura, in questo caso l’Apocalisse, ci dice tutto quindi sull’identità di questa donna.
Non abbiamo affatto bisogno allora che il Concilio Vaticano II – come invoca la Militello – ci venga in aiuto. Sappiamo dalla Parola stessa di Dio chi sia questa donna: è Madre e Regina.
Tutta la Chiesa infatti – non bisogna mai dimenticarlo – rimane sempre in ascolto della Parola di Dio.
Parola di Dio in parola di uomo, narrazione che porta quindi con sé tutte le imprecisioni e tutti gli errori umani: ma pur sempre Parola di Dio, che illumina l’autore che l’ha messa per iscritto.
A quella che poi viene definita, nel corso dell’articolo pubblicato sull’Osservatore Romano, “una religione che rischia di rimuovere il femminile”, risponderei invece che è proprio nel voler delegittimare Maria, privandola dei suoi titoli regali e tentando di ridurla al solo ruolo di discepola, che si compie un atto di violenza anche contro tutte le donne.
Il libro della Genesi ci illumina in proposito, ricordandoci come nella creazione Eva venga tratta da una costola, la cui traduzione in ebraico è associata con la parola vita. Il legame tra la vita è la donna è pertanto indissolubile. La donna è già, nel progetto originario di Dio, posta a protezione della vita, in tutte le sue forme. L’assalto contro la donna e contro Maria sferrato da una società massonica mira infatti a colpire al cuore chi detiene nel più profondo il segreto della vita, che in effetti è proprio la donna.
La “frociaggine” di cui parla Bergoglio, quell’intenso fiorire tipicamente contemporaneo di svariate e quasi infinite tipologie di omosessualità, trovano la loro ragione ultima di sussistenza proprio nel colpire al cuore l’identità dell’uomo e della donna, svilendo entrambi i sessi nella loro dignità e nei loro ruoli reciproci e allo stesso tempo complementari.
Senza Maria non c’è Chiesa
Per fortuna, o per grazia ricevuta, ci rimane Maria, la Theotòkos, come modello a cui guardare. Senza Maria non vi può essere Chiesa, di cui Ella è Madre. Non a caso il Nuovo Testamento, che non indugia certo nei particolari, ci descrive Maria presente insieme agli Apostoli durante la Pentecoste (cfr. Atti 1,14). La discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa, promessa da Gesù Cristo prima del Suo sacrificio, non poteva certamente avvenire senza la presenza della Madre. Ciò è altamente indicativo e ci dice molto più del contenuto di innumerevoli libri di teologia.
Ce lo ricorda anche la Costituzione dogmatica Lumen Gentium, emanata il 21 novembre 1964, durante il Concilio Vaticano II. Ma sembra proprio che sulla centralità del ruolo della Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa, descritta in modo originale e innovativo dal capitolo VIII della Lumen Gentium, non vi sia molto interesse da parte dei vari teologi contemporanei, che danno degli atti del Concilio Vaticano II una visione troppo spesso frammentaria e distorta.
La Chiesa Cattolica privata della sua devozione originaria e spontanea alla Madonna, cessa di esistere. Basti guardare cosa è accaduto anni fa in Germania, dove con il consenso dell’episcopato, sono state affisse immagini sacrileghe che rappresentavano la Madonna a forma di vagina.
E’ questo il femminile voluto dalla nuova Chiesa?
Svilire Maria con immagini offensive che la riducono ad un organo sessuale offende non solo anzitutto la Madonna ma anche tutte le donne nella loro dignità di persone. Come mai teologi e alti prelati su questo fatto gravissimo non hanno mai strappato le loro ipocrite vesti?
«Le religioni del libro [ebraismo, cristianesimo, islamismo, n. d. r.] sono fortemente patriarcali», scrive ancora Cettina Militello.
Eppure, proprio nell’Antico Testamento emergono donne di grande coraggio e valore, come Debora, che occupa un ruolo del tutto impensabile per un’epoca così remota.
Basti ricordare ancora la virtuosa Giuditta che taglia la testa a Oloferne per salvare il suo popolo (cfr. Giuditta 13, 8 ss.). O Debora, unica donna a rivestire incredibilmente il ruolo di Giudice (il termine qui significa condottiero e governante, non magistrato) nell’epoca dei Giudici (cfr. i capitoli 4 e 5 del libro dei Giudici). Debora inoltre profetizza che sarà proprio una donna, Giaele, ad avere l’onore di uccidere Sisara, a capo dell’esercito degli oppressori Cananei. Giaele vibra un potente colpo alla sua tempia, servendosi di un picchetto, mentre Sisara giace nel sonno (cfr. Giudici 4,18-21).
Il “femminile” di Dio nell’Antico Testamento
Che poi Dio sia solo di genere maschile nell’Antico Testamento, non è affatto vero. Dio nel Salmo 131, attribuito a Davide, viene definito come una madre amorevole.
«Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.» (Salmo 131,1-2)
E ancora, all’inizio della creazione, lo Spirito di Dio aleggia sulle acque (cfr. Genesi 1,1-2). Interessante è notare che il sostantivo ebraico רוח, ruah, appartenga al genere femminile e significhi anche soffio, aria, vento, brezza, respiro. Lo Spirito di Dio, si potrebbe dire, con il suo tocco impercettibile e leggero e con il suo procedere gentile sembra assumere una caratteristica propria della femminilità.
Nell’episodio poi descritto dal primo libro dei Re, nel capitolo 19, versetti 9-16, il profeta Elia sperimenta l’incontro con Dio, di cui nessuno, nemmeno Mosè, ha mai potuto vedere il volto ed è poi rimasto in vita.
Elia si rifugia in una caverna per passarvi la notte, Dio passa e lo chiama. Ma l’Altissimo non si trova nel vento impetuoso e gagliardo che passa con forza fuori dalla caverna, tanto da poter spaccare i monti; né si trova nel terremoto che di lì a poco Elia sentirà; né tanto meno nel fuoco che divamperà successivamente. Elia sente il susseguirsi di tali spaventosi fenomeni ma non si muove dall’interno della caverna.
Quindi il profeta sente il mormorio gentile di una brezza leggera. Elia esce allora all’aperto, coprendosi il volto, certo di essere al cospetto di Dio (cfr. 1 Re 19,9-13).
D’altronde, il libro della Genesi ci illumina sull’identità di Dio.
«E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.» (Genesi 1,27)
Questo passaggio, che non piace alla falsa chiesa perché, ahimè, non prevede il gender, aggiunge nuove sfumature su quale sia la vera identità di Dio.
In Dio è presente il “maschile” e insieme anche il “femminile”, poiché entrambi i sessi sono stati da Lui creati a Sua immagine: il maschile e il femminile sono attributi insiti in Se stesso. E, nella Sua infinita Onnipotenza, non potrebbe essere diversamente, perché altrimenti significherebbe che il femminile sfuggirebbe dal Suo controllo. Ma nulla di ciò che è buono può essere lontano da Lui.
Di questo lo scrittore sacro autore della Genesi, nonostante la stesura del libro sia avvenuta in epoche arcaiche, ne è pienamente consapevole. E ce lo lascia intendere chiaramente in Genesi, più volte, nei due racconti della creazione.
E allora le parole della teologa Militello non trovano riscontro nell’Antico Testamento, dove il femminile c‘è, ed emerge con forza agli occhi del lettore capace di intendere il significato autentico delle Scritture. Per “significato autentico”, intendo dire ciò che l’autore sacro vuole affermare effettivamente nel contesto della sua epoca. A tal proposito i termini usati e voluti dagli autori sacri nel corso della Sacra Scrittura risultano infatti inequivocabili.
Scrive la Militello: «Aggiungo che le religioni del Libro sono fortemente patriarcali. La loro figurazione di Dio lo fa univocamente maschio e, là dove qualcosa sfugge o rimane, ecco l’accanimento come nel caso del Corano a proposito dei cosiddetti “versetti satanici”, ombra remota di un culto al femminile».
Allora, per quanto abbiamo scritto sopra: “Dio è univocamente maschio”, questa affermazione può valere unicamente per le altre religioni.
Non certo per il Cristianesimo. Non certo per la Sacra Scrittura: l’Antico Testamento è infatti a tal proposito inequivocabile. Altrettanto si deve dire del Nuovo Testamento.
La narrazione dell’Evangelista Luca
Basti ricordare, oltre all’Apocalisse, il Vangelo di Luca, che tanto si sofferma sulla figura di Maria e delle altre donne al seguito di Gesù. Si potrebbero scrivere interi libri a tal proposito. Qui ci limitiamo a ricordare solo brevemente l’episodio dell’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine Maria (cfr. Luca 1, 26-38).
Maria, alle parole dell’Angelo, chiede: «Come è possibile? Non conosco uomo».
E ricevuta spiegazione dall’Angelo, decide coscientemente di accettare, facendo a soli 16 anni un enorme salto nel buio, esponendosi al pubblico ludibrio e alla possibile lapidazione. Ma la Vergine non dubita sulla veridicità delle parole dell’Angelo, credendo che Dio può tutto. Né decide di tirarsi indietro, dicendo:
«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.» (Luca 1, 38)
L’evangelista Luca mette nella sua narrazione tale episodio in parallelo con l’annunciazione dell’Angelo a Zaccaria, marito di Elisabetta (cfr. Luca 1, 5-25). L’Angelo annuncia il concepimento di un figlio dalla moglie ormai anziana. Ma Zaccaria non crede.
Esclama quindi: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni.» (Luca 1, 18)
Per questo sarà punito, rimanendo muto fino alla nascita di suo figlio (cfr. Luca 1, 20).
L’episodio dell’Annunciazione, tavola in legno realizzata intorno al 1570-71 e attribuita a Giorgio Vasari. L’arcangelo Gabriele si manifesta a Maria con in mano un giglio candido, simbolo della castità e della purezza. Illumina la scena la presenza dello Spirito Santo a guisa di colomba
E Luca mette in risalto tutta l’enorme statura spirituale di Maria, fanciulla di appena 16 anni. Era questa infatti l’età di una promessa sposa prima del matrimonio, come era la Vergine Maria, promessa sposa a Giuseppe, uomo giusto, che decise di ripudiarla in segreto senza esporla, prima di essere avvertito in sogno di prendere con sé Maria come sua sposa (cfr. Matteo 1, 19-24).
Le nozze di Cana
Così, nelle nozze di Cana, episodio riportato dall’Evangelista Giovanni, Maria decide di chiedere il miracolo al Figlio, dicendogli: «Non hanno più vino» (Giovanni 2,3).
Gesù non vuole intervenire, la Madre infatti sta precorrendo i tempi: il suo ministero non è ancora iniziato. Si lamenta: «Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4); ma poi compie il miracolo richiesto dalla Madre.
Certamente Maria chiede, non esige. Ma quale buon figlio, se può, non cerca di “accontentare” sua madre?
Ma Maria pone una condizione necessaria per il miracolo richiesto: «Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2,5).
La sua intercessione infatti è subordinata all’obbedienza al Figlio, senza la quale non sarebbe possibile.
Ancora una volta tuttavia la Vergine conferma la sua indiscussa potenza, quella di chi sa di poter ottenere quello che vuole dal Figlio.
Nelle antiche litanie carmelitane cantate in onore della Madonna di Trapani, una delle invocazioni alla Vergine Maria recita: «Virgo potens» (dal latino: «Vergine potente»).
Insieme ai tantissimi altri titoli attribuiti alla Madonna: «Mater Christi, Mater divinae gratiae, Mater inviolata, Mater intemerata, Mater purissima, Mater castissima, Mater admirabilis, Mater amabilis, Mater boni consilii, Mater Creatoris, Mater Salvatoris, Virgo prudentissima, Virgo clemens, Sedes sapientiae, Virgo fidelis, Speculum iustitiae, Salus infirmorum, Refugium peccatorum, Regina Angelorum, Regina Patriarcarum, Regina Profetarum, Regina Apostolorum, Regina Martirum, Advocata nostra», ecc.
Questo ci indica come la fede degli antichi conoscesse molto bene quali erano gli attributi da dedicare alla Beata Vergine Maria e quali le sue prerogative. Tutto ciò che i fedeli “moderni” hanno invece dimenticato o vogliono dimenticare e far dimenticare anche agli altri.
Dunque il ritratto di Maria, come emerge dal Nuovo Testamento, è davvero mirabile. Nessun uomo o donna, a parte il Figlio Gesù Cristo, potrà giungere mai ad eguagliarla o tanto meno a superarla su questa Terra.
Il “carattere patriarcale del libro” si dissolve allora letteralmente davanti a Maria. Per lasciare il posto ad un “inno alla donna”, che trova il suo inizio già in Genesi, nell’episodio della creazione (cfr. Genesi 2, 1- 24).
Quando l’Onnipotente, dopo aver creato l’uomo, crea la donna, si assiste infatti ad un inno di giubilo.
È quello dell’uomo, prima del peccato originale (cfr. Genesi 2, 23). Lieto di aver trovato un aiuto che finalmente gli stia “di fronte”. È questa la traduzione alla lettera dall’ebraico di quella parola che la Bibbia CEI 1974 traduce in italiano con “simile” o la traduzione del 2008 traduce con “gli corrisponda” (cfr. Genesi 2, 18-20).
La creazione della donna nella Genesi rappresenta il vertice della creazione. Un buon biblista vi potrà confermare senz’altro questa affermazione.
Non male allora per una “religione patriarcale” che “rischia di rimuovere il femminile”.
E, ancora una volta, non abbiamo avuto bisogno del Concilio Vaticano II per sorreggerci. Il Vaticano II c’è stato, e questo evento fa parte ormai della storia: ma potrebbe anche non essersi mai svolto: non aggiungerebbe né toglierebbe nulla alla fede unanime della Chiesa.
A noi basta soltanto la Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per illuminare il cammino (cfr. Salmo 119, 105).
Piuttosto invece rimane evidente il tentativo da parte della gerarchia della Chiesa di estirpare il culto autentico a Maria, e, se vogliamo, con esso anche il “femminile di Dio”.
Ritorniamo agli inizi del nostro articolo, come a conclusione di un unico grande cerchio.
Bergoglio ha affermato in più occasioni che Maria è “una persona normale” e la Militello ce lo ricorda anche in altri suoi scritti.
Un mio carissimo amico sacerdote, da poco purtroppo scomparso, soleva dire invece che “Maria è Onnipotente per grazia”.
In queste poche parole che provenivano da un uomo con studi di altri tempi, dotato di una fede forte e integra, in fondo si racchiude tutto quello che è all’origine del Mistero che riguarda Maria.
Maria come già detto non è creatura divina, né può esserlo, ma, nel progetto originario del Creatore, Ella ricopre un ruolo al di sopra di tutti gli altri uomini non certo per divinità ontologica ma per grazia ricevuta nella scelta infinitamente libera di Dio.
E tale enorme dono, che Maria ha meritato con la sua totale disponibilità nel divenire Madre del Creatore, ne fa l’ineguagliabile Aiuto dei cristiani di tutti i tempi.
Gli ultimi tempi nel segno di Maria
E negli ultimissimi tempi, nel disegno imperscrutabile di Dio, sarà affidato a Lei il compito di affrontare per l’ultima volta Satana che, già definitivamente vinto dalla morte salvifica di Gesù Cristo, ancora tenta di insediare la Chiesa.
Il mistero mai del tutto svelato di Fatima ci dice molto in proposito. E forse, non a caso, la custodia dei Segreti di Fatima fu affidata dalla Madonna a Lucia dos Santos, che ebbe il compito di custodirli, scriverli e rivelarli al mondo. Una chiave sempre al femminile – non me ne vogliano gli uomini, che non devono sentirsi sminuiti – che sembra caratterizzare gli ultimi tempi.
La statua della Madonna di Fatima porta, incastonato nella corona della Vergine, il proiettile che colpì papa San Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981: il pontefice era fermamente convinto che la sua mano materna avesse deviato la traiettoria mortale del proiettile a lui destinato
La massoneria conosce molto bene le Scritture canoniche della Chiesa Cattolica. Le conosce probabilmente assai meglio degli stessi cristiani e cattolici praticanti. E conosce anche per intero il Segreto mai svelato di Fatima.
Questo è il motivo per cui ha deciso di sferrare il suo assalto micidiale contro Maria. La massoneria vuol tentare di cancellare il ruolo insostituibile che Lei ha rivestito nell’economia della Salvezza e il ruolo insostituibile di Madre e Protettrice della Chiesa, che continuerà a svolgere fino alla fine dei tempi.
Nel disperato tentativo di sovvertire le Scritture e annientare la profezia contenuta nel Segreto di Fatima.