Il vaccino Nirsevimab, un farmaco monoclonale per la prevenzione dell’infezione da virus respiratorio sinciziale si ritorce contro alcuni neonati a causa del potenziamento anticorpo-dipendente (fenomeno definito con il termine ADE: Antibody-Dependent Enhancement). Si tratta di un fenomeno in cui gli anticorpi, invece di neutralizzare un virus, ne facilitano l’ingresso nelle cellule bersaglio, potenziando così l’infezione.
Nell’ADE gli anticorpi si legano al virus ma non lo neutralizzano, e invece di bloccare l’infezione, aiutano il virus ad entrare nelle cellule e a replicarsi. L’ADE può condurre ad un’infezione più grave rispetto a una semplice infezione senza la presenza di anticorpi.
Il vaccino Nirsevimab è stato reso di fatto obbligatorio in alcune regioni italiane ma è bene informare l’opinione pubblica che si tratta di anticorpi sintetici ad alta tecnologia, i quali non erano mai stati iniettati in un essere umano nei suoi primi giorni di vita.
Come riporta infatti il dott. Peter A. McCullough, MD, MPH, «la dott.ssa Helene Banoun ha riassunto gli studi clinici e i primi risultati post-marketing di Beyfortus (nirsevimab) e i risultati non sono affatto buoni. Nonostante le riduzioni teoriche di RSV [virus respiratorio sinciziale, n. d. r.] calcolate dagli studi, i casi osservati di infezione invasiva da RSV e di decesso quasi immediatamente dopo la somministrazione presentano un allarmante squilibrio, con esiti peggiori per i neonati trattati con Beyfortus.

La dott.ssa Banoun ritiene che l’anticorpo possa peggiorare l’infezione da RSV a causa del potenziamento anticorpo-dipendente. Ciò significa che l’anticorpo cattura il virus e le cellule umane a loro volta possono attaccarsi all’estremità dell’anticorpo e trascinare il virus all’interno della cellula, peggiorando l’infezione.
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Poiché metà dei bambini contrae il virus respiratorio sinciziale (RSV) nel primo anno di vita e la malattia può essere facilmente trattata con farmaci nebulizzati a casa, il nirsevimab per tutti sembra essere una proposta pericolosa. Non solo l’anticorpo peggiora l’infezione in alcune persone, ma può anche portare a ceppi resistenti di RSV a livello globale, rendendolo un problema di salute pubblica molto più grave nel giro di pochi anni. Se un bambino viene ricoverato in ospedale con RSV, può essere trattato non solo con ossigeno, nebulizzatori, ribavirina, ma anche con anticorpi monoclonali più sicuri (palivizumab) progettati per uso acuto.
L’analisi della dott.ssa Banoun suggerisce che i genitori con neonati sani dovrebbero prendere in considerazione l’idea di rinviare l’uso di questa nuova biotecnologia e lasciare che il sistema immunitario naturale si sviluppi spontaneamente».
Inoltre, la dott.ssa Banoun afferma che «un numero elevato o sconosciuto di soggetti trattati è stato escluso dagli studi clinici e post-marketing».
Malgrado i forti dubbi sollevati da questa analisi, la somministrazione di Niservimab ai neonati è diventata pratica comune negli ospedali italiani. Spesso bypassando anche il consenso dei genitori.
E’ recentissimo il caso che riguarda due novelli genitori, Nikolett Holländer e Marco Guariglia, i quali hanno rifiutato l’iniezione di vitamina K per la loro neonata, nata a Burlo Garofalo di Trieste il 12 maggio 2025, al momento della nascita.
La somministrazione della vitamina K ai neonati non è obbligatoria per legge dello Stato Italiano, ma spesso le famiglie vengono messe di fronte a un obbligo che non esiste.
E’ quanto ha affermato l’avvocato Francesco Cinquemani, che si è occupato del caso su segnalazione del Comitato Fortitudo Italia, con la presidenza di Maria Grazia Piccinelli. Secondo le recenti dichiarazioni dell’avvocato siciliano, «è stato detto che la profilassi della vitamina K non ha controindicazioni, affermazione molto grave: medici e giudici sminuiscono i contenuti dei bugiardini. I bugiardini contengono però le informazioni essenziali riguardanti un farmaco, ne costituiscono la scheda tecnica, e non possono essere sminuiti».
Fra i gravi effetti avversi al farmaco si annovera anche una grave paralisi celebrale infantile, che certamente non può essere minimizzata. Ricordando ancora come, secondo la legge italiana, la somministrazione della vitamina K ai neonati è fortemente raccomandata ma non obbligatoria.
Purtroppo nel nostro Paese troppo spesso si continua a giocare sulla disinformazione dei genitori, inventando obblighi di legge che non ci sono affatto.
Tali considerazioni risultano valide anche per le vaccinazioni pediatriche, comunemente definite come “obbligatorie”. Tuttavia, ai sensi della Legge 119/2017 art. 3- bis comma 5: «Per gli altri gradi (in riferimento alla scuola dell’obbligo, n. d. r.) di istruzione e per i centri di formazione professionale, la mancata presentazione della documentazione di cui al comma 3 nei termini previsti non determina la decadenza dall’iscrizione né impedisce la partecipazione agli esami».
Ne deriva dunque che, per quanto riguarda la frequenza della scuola dell’obbligo, i genitori non siano tenuti a depositare alcuna documentazione vaccinale per i propri figli. E’ opportuno infatti, per i genitori di minori che hanno scelto di rifiutare le vaccinazioni pediatriche, essere bene informati nel caso in cui la Dirigenza Scolastica comunichi loro una formale richiesta di documenti e adempimenti vaccinali. Qui il fac-simile dell’informativa e della comunicazione.
Nel frattempo i nostri cieli continuano ad essere irrorati da sostanze chimiche tossiche, mentre in tutto il Paese, e specialmente nei mesi più freddi, le malattie respiratorie continuano ad affliggere neonati ed anziani con un’incidenza che non registra precedenti con il passato.
Solo una banale coincidenza o parte invece di un perverso e diabolico sistema di iniquità, coinvolgente al contempo sanitari, magistrati e autorità scolastiche, che Papa Giovanni Paolo II oggi avrebbe definito “strutture di peccato” ?